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venerdì 5 febbraio 2010

Recensire un libro piccolo, non un piccolo libro

CHESIL BEACH di Ian McEwan



Davvero difficile sovrapporre parole proprie a quelle di un grande romanziere. Difficile, anche quando l’intenzione è di riportarne la lucidità della descrizione, la cura, l’attaccamento affettivo, quasi da padre, verso i difetti di quei personaggi, verso la descrizione di quel grigio tempo passato, da lui certamente conosciuto. Verso l’onestà.

Chesil Beach è un libro di “romantica” e struggente onestà. Veloce da leggere quanto difficile da metabolizzare, questo romanzo che parla di ventenni… ma non ai ventenni, forse. Magari ai settantenni di oggi, che si ricordano dei vent’anni nel 1963, anno in cui la nostra storia si svolge. Quei giovanissimi uomini e donne, ciascuno con una spina nel fianco, una tara culturale o, se preferite, l’analfabetismo sentimentale di un tempo troppo lontano da qui per non essere giudicato da noi con irriverente stupore e una punta di snobismo. Che importanza avrebbe per noi leggere della prima notte di nozze di due ventitreenni inglesi, non particolarmente nevrotici né insicuri, alle prese con una loro intimità da conquistare? Può uno scrittore riallestire un’impalcatura storica per raccontare un’impalcatura dei sentimenti? La penna e una mano sapiente possono tutto. E allora sappiamo cosa devono provare Edward e Florence nel tepore della loro stanza d’albergo sulla spiaggia di Chesil Beach, innamorati, incerti sul come si diventi adulti, impreparati, costretti a fare i conti con se stessi e con un tempo che falsifica le emozioni, strozza ogni slancio, frappone continui ostacoli all’amore.
Ma non è sempre accaduto, in ogni quando e in ogni dove, che una qualche forza estranea si rifiuti di far coincidere gli eventi propizi, come accade per magneti della stessa carica?
Allora, probabilmente, non è una storia adatta soltanto ai ventenni di allora, forse non è neanche semplicemente un dramma sull’indisponibilità del Destino a concedere una tregua agli affanni giovanili. Forse ci siamo sbagliati. Che tutti leggano come inciampare, guardarsi riflessi in una pozzanghera e cercare di riconoscersi non sia cosa facile. A prescindere dalle buone o cattive predisposizioni della Storia.
Buona lettura.

Voto 8/10

4 commenti:

  1. Mi dovrò ricredere sui romanzi di Ian McEwan, solo da questa bellissima recensione. Lessi BAMBINI NEL TEMPO e ci mancava poco cadevo in depressione. Comunque ci sarebbe da scoprire la filmografia degli adattamenti cinematografici. QUI: http://it.wikipedia.org/wiki/Ian_McEwan#Romanzi
    Che cinema sarà? Cupo come certa cinematografia tedesca? Forse i film grigi rendono i libri illegibili? Intanto creiamo un virale passaparola delle belle suggestioni e immagini che la lettura del libro ti hanno creato.

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  2. Il cinema tratto da McEwan? Tra pochi giorni leggeremo qualcosa riguardo a tale argomento...

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  3. Ogni buona recensione, come questa scritta da Leo, non solo non si sovrappone alle parole dello scrittore, ma ha la capacità di non creare il minimo condizionamento in chi si accinge a leggere. Invece di sviare verso una lettura falsata dall'ombra del preconcetto, le sensibili e impalpabili parole di Leo, cariche della stessa atmosfera del libro, ci preparano la mente e lo spirito al godimento più pieno e sincero dell'opera!
    Very very exellent!! By Martina ;)

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  4. Letto d'un fiato. Mi è piaciuto tutto: la scrittura, lo stile preciso, brillante, triste, incredibilmente intenso. Persino le descrizioni quasi maniacali che però sono estremamente utili per scavare a fondo nei sentimenti dei protagonisti, nell'incomunicabilità, nella difficoltà di svelare la più grande delle proprie segrete paure: cedersi completamente all'altro.
    Un libro in cui la tristezza è accresciuta dal colore della nebbia, dalla patina di grigio che si scorge ovunque, che celebra l'Amore nonostante ne racconti la disfatta.
    Assolutamente da leggere!

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