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domenica 11 aprile 2010

Domani niente scuola




Chi sono i ragazzi di oggi? Cosa sono? Dove vanno? Che fanno?
Andrea Bajani, classe ’75, curioso di dar un volto e una voce alla generazione sconosciuta di cui tanto si fa un gran parlare, prova a capire meglio il mistero di questi alieni che turbano le nostre coscienze, seguendoli nell’epopea simil biblica della famigerata gita scolastica di fine anno. L’esperimento viene condotto con tre scuole scandagliate in altrettanti punti nevralgici del Paese (Torino, Firenze e Palermo) e coinvolge le classi quinte dei rispettivi istituti superiori. Mete scelte per la trasmigrazione settimanale sono Parigi e Praga. Dopo un timido avvio tra le fila scombinate di studenti festanti, a bordo di autobus trasformati in vecchi pulmini hippie o, a seconda delle circostanze, in dormitori erranti, Bajani scopre, o meglio, riscopre, un universo fatto di gioie e delusioni, piccole speranze e grandi sogni, nuovi slang scanditi al ritmo di brani da Ipod e vecchie preoccupazioni salite al rango di classici intergenerazionali. Ma, soprattutto, svela l’arcano di un mondo in fin dei conti non così distante da quello dei suoi diciotto anni e lo fa con assoluta sincerità, senza cadere vittima dei pregiudizi massmediatici di cui i ragazzi oggi sembrano essere preda.

Quello dello scrittore è uno sguardo lucido, ma divertito, sul futuro della società italiana e sul suo immediato passato (i docenti, amorevoli padri dal piglio frustrato, su cui cade compassionevole e morbida la mannaia dell’analizzatore), al fine di scardinare da qualsivoglia forma di stereotipia l’immagine di una generazione apparentemente tanto distante, quanto controversa. D’altra parte, quale generazione non lo è stata?

Voto 8

Giuseppe “Joe” Castronuovo

2 commenti:

  1. Bellissima recensione. Non sembrerebbe dunque il classico "mocciano". A tal proposito, sull'educazione scolastica ti consiglio un botta e risposta anche qui http://spremiacume.wordpress.com/2010/04/05/stranezze-italiane-ma-saranno-solo-tre/ dove sei stato chiamato in causa, involontariamente per via della tua professione: al 3° punto.

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  2. No, è distante anni luce da Moccia. Vado a vedere la presa in causa.

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