Un film come esperienza teatrale. Nella migliore tradizione di Broadway, probabilmente. Anche se non è a Broadway che si svolge la vicenda de “Il dubbio”, bensì nel Bronx. Altra storia.
Il Bronx del 1964 (un annetto dopo i “naufraghi sentimentali” di Chesil Beach, di cui abbiamo scritto lo scorso mese).
Qui si trova la parrocchia di St. Nicholas e l’annesso collegio, presieduto dall’autoritaria sorella Aloysius, terrore dei giovanissimi studenti della scuola.
A mettere in moto il racconto è, però, la remissiva sorella James, la quale confessa alla suora più anziana il forte, fortissimo sospetto che l’interesse di un altro insegnante, padre Flynn, verso uno degli studenti della scuola abbia una natura morbosa. Ma come dimostrare le terribili colpe del prete di fronte all’assenza di prove certe?
Le gravi accuse delle suore danno il via ad un sofferto confronto che verterà sulla reticenza del parroco e sui dialoghi serrati di una solida sceneggiatura (non per niente, teatrale), che non lasciano spazio a troppi virtuosismi di regia: tutto si “riduce” (o, forse, si accresce) a puro teatro. Una fotografia algida e movimenti di macchina simmetrici incorniciano i volti pallidi di un cast di grandi attori, perfettamente a proprio agio nel reggere 104 minuti di dialoghi serrati. Meryl Streep (che avesse un viso così pieno di spigoli non ce ne saremmo mai accorti!) regala ancora una grande prova d’attrice interpretando la tremenda sorella Aloysius Beauvier duellando, a suon di garbatissime invettive urlate, con Philip Seymour Hoffman (padre Flynn), prete più progressista e benvoluto dagli allievi della scuola. Il delicato ruolo di sorella James è invece affidato a Amy Adams, anche lei, come i due colleghi più famosi, candidata all’Oscar. Un film americano così straordinariamente asciutto eppure coinvolgente non si vedeva da tempo. Merito certamente della bravura del regista John Patrick Shanley, autore anche della sceneggiatura e della pièce teatrale (che si è aggiudicata il premio Pulitzer) da cui il film stesso è tratto.
Uno scontro ideologico e generazionale, oltreché di personalità, quello che anima le scene tra i due protagonisti: il granitico rigore di una suora più anziana, pre-conciliare, che sembra non contemplare la possibilità di dubbi, incertezze e, dall’altra parte della barricata, la mite indulgenza, la pretesa modernità di padre Flynn che potrebbe però celare i più sinistri propositi. E, da spettatori sempre dubbiosi, chi decideremo di giudicare?
Buona visione.
Voto 7,5/10
Stefano Accorsi lo ha portato in scena in Italia. Ci vuole un po' di laicismo in Italia. Sul tema della morbosità di alcuni prelati cattolici verso i ragazzi, avete notato che la pedofilia esiste sono in casi cattolici? Vedi lo scandalo dei preti di Boston, cattolici, o irlandesi (e naturalmente italiani). Non esistono casi di pedofilia, almeno noti alla stampa, in ambienti protestanti dove i preti si possono sposare. Sarà solo un mio sommario giudizio d'occhio? EMANUELE
RispondiEliminaVerissimo Emanuele. Lasciamo apparte il fatto che come parte del loro lavoro i preti cattolici dovrebbero consigliare le coppie... cosa che non hanno mai vissuto.
RispondiEliminaNon ho avuto occasione di guardare questo film, ma penso che sia uno che è importante da vedere. Vi dico come bostoniana irlandese-cattolica che c'è ancora oggi tantissimi sentimenti amari per tutto quel che è successo. E' importante fare dei film e altra arte per ricordare quello che è successo e iniziare di andare avanti in modo positivo. Comunque la chiesa cattolica nella communità irlandese-americana a Boston ha perso molto rispetto, specialmente con la generazione di mia madre, la generazione che ora cresce i figli. Penso quindi che continuerà di diminuire, visto la vasta scelta di religioni che trovi negli stati uniti, tutti molto attivi. Figurati che la chiesa dove io ho fatto la prima communione è ora diventato un condominio nuovo...
In effetti questo film tratta un argomento tanto delicato quanto scottante. Sono rimasto in dubbio, appunto, sulla veridicità o meno della colpa del sacerdote in questione. Ho più volte sospettato che le accuse fossero da imputare alla visione zelantemente conservatrice dell'anziana suora (splendida Maryl Streep!!!) ma poi, alla fine, non sono riuscito a convincermene del tutto. Bellissimo, per me, proprio questo che diventa l'unico "effetto" cinematografico in un film, giustamente definito dalla recensione sopra, "teatrale". Ed è un effetto psicologico tutto vissuto all'interno dello spettatore.
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